mercoledì 3 agosto 2011

memorie dal sottoscala

Il mio analista - o era il mio avvocato, spesso mi confondo - era molto interessato al mio sogno:
  <<Continui, continui pure la prego>> disse a mezza bocca fissandomi di sottecchi << anche se SCRIBACCHIO qualche appunto la mia attenzione è tutta su di lei>>
  <<ah bene>> pausa poi ironia <<perchè suona come una minaccia >> dissi esibendo un sorriso dall'alto in basso.
  <<ma nooooooo, qui siamo solo io e lei. L'unica minaccia che deve temere viene da se stesso, mi sembra ovvio, altrimenti si sarebbe rivolto a qualcun altro>> mi fisso dritto <<o mi sbaglio?>>.


Avevo per le mani un piccolo contenitore pieno di un liquido biancastro. Il posto in cui mi trovavo era pieno di luce, di troppa luce, di luce innaturale elettrica e mortale. Versai il liquido in una tazza mezza piena di acqua e poco dopo ero a tavola con la mia famiglia e mia madre beveva dalla tazza. Cosa avevo fatto? e perchè poi? La sofferenza di mia madre fu improvvisa. La cosa peggiore era che non si capiva se soffrisse maggiormente il corpo dilaniato dagli spasmi del veleno che le avevo somministrato o fossero peggiori i dolori dello spirito che avevano smascherato - non so bene in che modo - come aguzzino il suo terzogenito.
Conati di dolore le imperlavano il volto incorniciato da capelli neri e bianchi madidi di dolore; evitava di guardarmi per pietà cercando di non far percepire il suo tormento; il divano fradicio di tutti gli umori che il veleno non le permetteva di trattenere; pareva un animaletto infreddolito dai denti d'acciaio della morse che lo intrappola, tanto sembrava conscia del suo dolore. 
Si avvicinò mio padre. Espressione severa ma neutra:
  <<Se tua madre riesce a superare questa crisi iniziale poi potrà salvarsi con le dovute cure. anche se il tutto sarà molto doloroso>>
Disse così, a puro scopo informativo, e poi se ne andò. Sul divano bianco illuminato dalla luce malaticcia stava rannicchiata mia madre, tremante di dolore e angoscia.
Il senso di colpa mi divorava: Perchè le avevo dato quel veleno? Il suo strazio non mi dava pace: Sarebbe morta tra quegli spasmi atroci o avrei avuto una seconda chance? Ho ucciso la madre?
poi mi sono svegliato, cercando di rimuovere immediatamente il sogno.
  <<eccellente>> sorrise lui, <<ci vediamo al prossimo appuntamento, vero?>> e mi strinse la mano con eccessivo vigore.
Sembrava una minaccia anche questa volta ma evitai di farglielo notare dal momento che non gradiva lo scherzo. 
 

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